Il vuoto a perdere della Verbalizzazione Giudiziaria
Adottando una buona dose di dietrologia, ma anche del sano buon senso, viene da chiedersi: cosa può esserci dietro l'accettazione da parte di un azienda (il Consorzio Astrea), di un "contratto" con il Ministero di Giustizia per la fornitura di attrezzature, servizi e personale per la verbalizzazione/registrazione delle udienze nelle aule giudiziarie per tutto il 2012, a fronte di una "riserva" del Ministero di Giustizia sui corrispettivi che suona tanto come un "accetto i tuoi servizi senza impegnarmi ad assegnarti l'appalto futuro e nemmeno a pagare"?
Thelma e Luise come paradigma delle autrici di questo blog, che ha le sue radici storiche nelle vicende laceranti di malagiustizia del lavoro, o per meglio dire ipocrita sfruttamento del lavoro della Verbalizzazione giudiziaria, attraverso l'arma dei sub appalti, della precarietà, della fame di lavoro (oltre che di pane non solo in senso lato) da parte di un Istituzione che dovrebbe essere garante di Legalità e Giustizia:
Il Ministero di Giustizia ha reso i Tribunali
terreno di caccia per speculatori sfruttatori
del lavoro precario nel servizio di Verbalizzazione
La Verbalizzazione è il servizio di trascrizione/verbalizzazione, di quanto viene affermato nelle udienze dei Tribunali dalla Corte, dai convenuti/imputati, dagli avvocati e da chiunque partecipa ai dibattimenti nelle aule di Giustizia. Un servizio essenziale per la validità giuridica stessa dei dibattimenti, che oltre alla trascrizione provvede anche alla registrazione/digitalizzazione delle udienze.
Per comprendere il dramma professionale ed esistenziale dei verbalizzatori, basta leggere l'articolo:
Il business della precarietà nel regno del Ministero della (In)Giustizia: la situazione dei verbalizzatori in Italia
E' passato più di un anno da quel post sconvolgente per la lucida e disperata rabbia con cui narrava le storie di precarietà nelle assegnazioni, nelle retribuzioni, nel cottimo sostanziale a cui sono costretti i verbalizzatori, schiavizzati da un sistema che privilegia il profitto a scapito di chiunque e comunque.
Era un "Occhio di pernice" sulla realtà claustrofobica e disperante, del precariato nei servizi essenziali degli Uffici di questo Stato che era il "sogno del posto sicuro", trasformatosi nel tritacarne di giovani e di speranze che conosciamo e in "era Brunetta", oggi non c'è più da chiedersi chi è il peggio dell'Italia.
E' passato del tempo da allora, un infinito tunnel per chi lo vive come addetto ai servizi delle Istituzioni fra cui la Giustizia, senza alcuna speranza di una prospettiva futura, dopo anni di professionalità acquisita e spesa senza altra ricompensa che le briciole, negate a volte anche queste ultime...
Oggi è nato questo blog dalle ceneri di quello che fu:
Per comprendere il dramma professionale ed esistenziale dei verbalizzatori, basta leggere l'articolo:
Il business della precarietà nel regno del Ministero della (In)Giustizia: la situazione dei verbalizzatori in Italia
E' passato più di un anno da quel post sconvolgente per la lucida e disperata rabbia con cui narrava le storie di precarietà nelle assegnazioni, nelle retribuzioni, nel cottimo sostanziale a cui sono costretti i verbalizzatori, schiavizzati da un sistema che privilegia il profitto a scapito di chiunque e comunque.
Era un "Occhio di pernice" sulla realtà claustrofobica e disperante, del precariato nei servizi essenziali degli Uffici di questo Stato che era il "sogno del posto sicuro", trasformatosi nel tritacarne di giovani e di speranze che conosciamo e in "era Brunetta", oggi non c'è più da chiedersi chi è il peggio dell'Italia.
E' passato del tempo da allora, un infinito tunnel per chi lo vive come addetto ai servizi delle Istituzioni fra cui la Giustizia, senza alcuna speranza di una prospettiva futura, dopo anni di professionalità acquisita e spesa senza altra ricompensa che le briciole, negate a volte anche queste ultime...
Oggi è nato questo blog dalle ceneri di quello che fu:
Trip nell'assurdo: viaggio in una giustizia senza regole
E' "Il sito dei lavoratori, punto!", perchè il lavoro negato è la più grande amputazione che si possa fare alla dignità di ogni uomo e ogni donna, prima ancora che al suo stato sociale.